Arciconfraternita dei Bolognesi a Roma
La Chiesa
evidenze archeologiche
Entrando nella chiesa, subito sotto l’ingresso, in occasione dei lavori di consolidamento della facciata, sono state ritrovate alcune strutture archeologiche. Non essendo frutto di una programmazione ma di un intervento d’urgenza, lo scavo è stato condotto esclusivamente nella parte
interessata dai lavori e non è stato possibile approfondirlo oltre i piani pavimentali scoperti. Ne consegue che la datazione delle strutture è fornita dalla tecnica edilizia e dalla stratigrafia di un riempimento rimasto integro, in quanto gli
strati superiori sono stati asportati prima dell’intervento della Soprintendenza.
profilo artistico
La chiesa intitolata ai Santi Giovanni Evangelista e Petronio dei Bolognesi è il risultato di una trasformazione tardo cinquecentesca di una precedente chiesa medioevale dedicata a San Tommaso degli Spagnoli, nota con questo nome fin dal 1186 quando, nella Bolla di Urbano III,
«S. Thomae de Hispanis» veniva ricordata tra le filiali di San Lorenzo in Damaso.
Alla fine del Quattrocento fu chiamata anche San Tommaso «delli muratori» e, nel secolo successivo, San Tommaso della Catena, perché, secondo il Panciroli, sede di «una Compagnia, i cui fratelli si disciplinavano con una catena di ferro»,
o forse per la presenza di una catena che serrava Via del Mascherone.
i restauri per il grande giubileo
Come non di rado accade, la necessità e l’urgenza del restauro di un edificio storico vengono preliminarmente manifestate ed evidenziate dalla presenza di infiltrazioni d’acqua piovana al suo interno per la cattiva tenuta del tetto. Anche nel
caso della chiesa dei Santi Giovanni Evangelista
e Petronio, la presenza delle infiltrazioni
determinava da parte della proprietaria
Arciconfraternita dei Bolognesi
la segnalazione alla competente Soprintendenza
per i Beni Ambientali e Architettonici
di Roma della necessità di un sopralluogo.
i restauri recenti
Nel gennaio 2013, nel primo anno dalla nomina
del nuovo Rettore della chiesa dei Bolognesi,
si prese atto che l’immobile di proprietà dell’Arciconfraternita versava in una situazione ormai insostenibile. La criticità principale si riscontrava nello stato precario del manto di copertura in laterizio dell’edificio e nello smaltimento delle acque meteoriche che provocavano numerose infiltrazioni nel complesso con danni alle pareti dipinte della chiesa, soprattutto nel lato sinistro, e alla zona conventuale annessa alla chiesa mettendo a dura prova la vita quotidiana delle suore Siervas del hogar de la Madre che la abitano.
la pala del domenichino
La grande pala dell’altare maggiore della Chiesa dei Santi Giovanni Evangelista e Petronio dei Bolognesi a Roma (fig. 63) fu commissionata a Domenichino (Domenico Zampieri, Bologna 21 ottobre 1581-Napoli 6 aprile 1641) dalla Confraternita dei Bolognesi il 14 dicembre 1625, proprio allo scadere dell’Anno Santo.
La realizzazione del dipinto ebbe una gestazione
lunga e difficile. La Confraternita attribuiva grande importanza alla commissione della pala d’altare.
i dipinti
L’aspetto attuale dell’interno della chiesa dei Santi Giovanni Evangelista e Petronio dei Bolognesi riflette, con piena coerenza storica, le vicissitudini della Confraternita felsinea attraverso il tempo. È
difatti sufficiente uno sguardo un po’ attento […] per ripercorrere il susseguirsi delle differenti fasi: i relativi fasti del Seicento e del Settecento […] la prostrazione per la subitanea soppressione della Confraternita e per la distruzione o rapina di opere e memorie storiche e tesori al tempo della giacobina Repubblica Romana …
i pittori bolognesi a roma
Durante un lungo momento della sua esistenza,
Bologna è stata, per il mondo europeo, un luogo primario di produzione dell’arte pittorica, perfino imprescindibile e tipico. È accaduto a partire dall’ultimo lustro del secolo XVI e tale è rimasto
fino a una buona metà del secolo XVIII, trasformandosi attraverso fasi diverse. È pur vero che non sia del tutto lecito parlare di una città e della sua storia usando l’individuazione caratteriale che si applica a una persona. Eppure molte città, in vari momenti della propria esistenza, hanno espresso qualcosa come una personalità propria, così evidentemente connotata
che trascurarla porterebbe soprattutto a non riconoscere più le caratteristiche di una effettiva geografia della civiltà.
la pianeta detta di benedetto XIV
La pianeta è stata assemblata con un tessuto
uguale nelle parti laterali anteriore e
posteriore e con uno differente nel colore
di fondo e nella tecnica esecutiva per
la colonna centrale delle due facce. La sostituzione
della colonna centrale è stata
certamente motivata dal cattivo stato di
conservazione del parato, particolarmente
precario nella parte tergale: infatti il disegno
è leggibile con maggior chiarezza
in quella anteriore del parato…